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Vdd stories: da San Piero a Sieve a Bivigliano

Penitenzia Fratelli, la fine si avvicina.

Si inizia a sentire aria di Firenze.

Mancano due tappe e si insinua, nonostante l’allegria, quella nota di tristezza in sottofondo. Due giorni ancora dove tirare fuori il meglio da noi stessi grazie alla ricchezza di tutto quello che abbiamo intorno.

Vai che si parte da San Piero. Anche oggi, in salita fin da subito, ma come al solito, tanto sudore e tanta bellezza.

Si sale, si sale, fino al castello di Trebbio e un piccolo centro abitato. Mi sa che svegliarsi la mattina in posti come questi è come rinascere. Certo, se poi incrociate noi, sudaticci, ecco, l’immagine che se ne forma cambia un pochino.

Forestasi, colui che legge. Lungo il cammino, uno splendido tratto ombreggiato, tutto d’un tratto qualcuno legge un libro. E dal cielo una colomba e una voce: Cazzo, fate silenzio che sto leggendo e sono in un momento cruciale assai.

Mi perdoni per la divagazione l’autore, ma ho la testa che continuamente tira fuori frasi bibliche. Non ci posso fare nulla. Abbandonatemi nei boschi, sarò il vostro Yeti.

Ecco questo proprio non me l’aspettavo: trovare un banchetto con il caffè freddo, l’acqua fresca, qualche merendina per noi camminatori.

Una cosa semplice, ma io l’ho trovata fantastica.

E ora, suprise. Un bel torrente invitante, parecchio invitante. Vuoi che qualcuno, io, non abbia frullato le scarpe e poggiato il sacro piede nell’acqua a -50 gradi? ‘cci sua se era fredda. Invitante si, ma fredda assai.

Bene, rinfrancate le sacre terga, rimesse le scarpe, via verso la Badia del Buonsollazzo o quello che ne resta, ormai chiusa e cadente, ma decisamente affascinante.

E daje, se riparte, di nuovo in salita, come sempre. Monte Senario, il paradiso. Arriviamo.

Piccolo intermezzo… con pietra firmata dall’Admin e dal Phava. Saremo Famosi con i nomi scolpiti nell’eternità. Un’altra voce dal cielo: Quietatiiii!

E ora, visto che il tempo passa, proseguiamo verso Monte Senario e il convento.

Lasciate le Fanciulle Venete in direzione Vetta le Croci, noi si va a Bivigliano. Udine e Roma poco più a valle della nostra posizione. E’ ora di mettere qualcosa sotto i denti, qualcosa di sostanzioso.

Taac e chi ti ritroviamo? le tre Pie fanciulle nordiche che ormai fanno parte integrante del gruppone.

A proposito è la prima volta che qualcuno mi propone di salire in camera sua per fare una lavatrice, vero Valtelline? Non mi era mai capitato, poi ho capito che in cambio della lavatrice per lavare le mie cose volevate i talleri. Niente, il mio fascino ha fallito. Ho affogato la tragedia nella birra. Che ci volete fare.

Tagliatelle al Bardiccio e Porro e per finire cantucci fatti in casa e relativo VinSanto. Come finire bene la serata.

Ora a nanna.

Manca un giorno.

Purtroppo.

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Vdd Stories: dal passo della Futa a San Piero a Sieve

Mi sa che è ora di partire, ci sta un po’ di nebbia, è freschino, ma non troppo. A noi non ci ferma nessuno.

Pure la prode Nikon, con i segni della battaglia fangosa ancora attaccati addosso. E non si levano.

E ripartiamo sempre in salita, ma si parte bene, in compagnia, nel silenzio dei boschi.

Cammina cammina, via col prossimo appuntamento, pardon Menu’, l’Osteria Bruciata.

La storia narra che in questa osteria si mangiava e si beveva tanto fino a che un frate si accorse che qualcosa non andava e denunciò Oste e famiglia alla locale Gendarmeria che constatati i fatti diede fuoco a tutto e uccisi i malfattori. I signorini derubavano e ammazzavano i viandanti e per disfarsi dei corpi li servivano come libagione ai viandanti successivi. Il frate riconobbe parti di tali vittime e fece finire la storia.

Ma qui la storia si fa interessante. Avevamo già incontrato tre simpatiche fanciulle con un accento tipicamente siciliano del Nord… Soprannominate da loro stesse “Le Tre Valtelline”, hanno camminato con noi per il resto del percorso accettando anche la piccola variante aggiuntiva che ci ha evitato tanto asfalto non decisamente gradito già nella tratta di Monzuno.

Ormai si va di gruppo in gruppo. Ci si conosce, ci si riconosce, si parla, nascono amicizie. La forza di cammini come questi è tutto in queste foto. Si parte in due e si arriva a mucchi, tutti assieme.

Ormai si viaggia a ritmo, il percorso è per lo più in discesa; i monti più alti sono ormai alle spalle ci guardano sornioni.

Il bosco ci circonda, ma stiamo per salutarlo. Tra un po’ si cambia.

Davanti a noi, due scelte: o proseguire verso S.Agata e poi sorbirsi l’asfalto o pigliare la variante (più lunga) verso Bosco ai Frati.

Che domande, via verso nuove strade, fuori dai percorsi comuni. E ne è valsa veramente la pena. Usciti dai boschi, Unicorni felici pronti a salutarci. sullo sfondo, il lago di Bilancino a tenerci compagnia. Destinazione Bosco ai Frati. E col senno di poi, mai scelta è stata più azzeccata.

E le Valtelline hanno dato prova di grande capacità camminatoria…. anche se si è presentato qualche intoppo tecnico.

Ma gli intoppi nulla sono contro il cammino.

Primo assaggio, il piccolo cimitero.

Il gioiello più bello si è rivelato poco dopo.

Benvenuti a Bosco ai Frati, una delle chiese più importanti della comunità francescana. Al suo interno l’ultima cena di Edoardo Rossi, meravigliosa opera composta da formelle di terracotta, il Cristo del Donatello che mai ti aspetteresti di trovare così, in mezzo ai boschi e via continuando di opera in opera, di ambiente in ambiente.

E con un potente mal di piedi siamo giunti a Ponte a Sieve.

I timbri sulla credenziale aumentano e lo spazio utile sta quasi per finire.

Un’ultima chicca: vi dice niente? vi ricorda qualcosa?

Ok, ora si può cenare.

Nota: questo piatto era l’antipasto. Il resto è venuto dopo, ma non ve lo dico. Potreste scomunicarmi!