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Era la Dolce Vita

Oggi, durante i miei pellegrinaggi lavorativi in giro per Roma, sono ripassato a Via Veneto e mi sono fermato un po’ davanti a quello che era uno dei simboli della Dolce Vita.

Ve la ricordate, si, la Dolce Vita? Fior di fotografi scatenati a documentare la bella vita di cui Via Veneto era il centro dell’universo. Tutti i Vip degli anni 60 a spasso per la via, seduti ai tavoli di bar bellissimi. Un’immagina che spingeva la nazione a crescere sempre più.

Ora ci sono le casette di neve…

Qualche passo più avanti, lo scheletro del Cafe’ de Paris, chiuso ormai da anni, parecchi anni, a causa infiltrazioni mafiose, impicci. Di lui ormai solo una scatola vuota piena di mondezza.

Fermarsi davanti alle insegne scolorite dal tempo e a porte chiuse da anni fa pensare.

A peggiorare la cosa, tra una porta e l’altra due cornici con tante foto di quello che era stato il periodo d’oro di questa Via. Persone famose, amate dal pubblico che amavano soffermarsi in questa via.

E da a una parte, ciliegina sulla torta, una targa dedicata a Fellini, colui che ha dato il La alla Dolce Vita.

Il tutto a ricordare fasti che stuzzicano solo i turisti ma che ormai sono morte e sepolte da una storia recente decisamente più brutta.

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Nell’Aldilà

L’anima, all’ingresso del regno dei morti, incontrava la terribile figura di Tuchulcha, mostro con orecchie d’asino, muso d’avvoltoio e capelli di serpente. Giunto alla porta, il defunto era ricevuto da due gruppi di demoni. Il primo era guidato da Charun dal viso deforme che, armato di pesante martello, aveva il compito di condurlo nell’aldilà; l’altro era invece guidato da Vanth, dea dalle grandi ali che, con una torcia, illuminava il cammino nell’oltretomba.