Percorso breve, adatto pure a un bradipo. 11 km ad andare e altrettanti se vogliamo tornare a casa. Stesso percorso andata e ritorno. Alla fine della fiera, 25 km e 33000 passi. Le gambe non mi parlano ancora, si sono offese.
Sono anni che non torno in quel luogo. Proprio tanti. Erano i tempi della bici, parliamo di oltre dieci anni, forse quindici.
A ripensarci mi sale una tristezza.
Passiamo ai fatti:
Camminare. Cazzo, sono due settimane che se non dico che vado in ufficio non si batte chiodo e non si fa passo. Niente.
Tornare in luoghi amati. Ecco. Lumi manca da tanto tempo e ora ci torno.
Resto in tema “treno”. A Roma non faccio altro che partire da una stazione o arrivare a una stazione. Qui il treno non c’è più come non ci sono più i binari ne le stazioni. Restano le massicciate, i tunnel e ruderi di quello che una volta erano le stazioni. Si sentono echi lontani di indiani che assaltano i vagoni pieni di fanciulle inerme. Ebbene si, ci hanno girato anche qualche b-movie di cowboy italico. Devo smetterla di drogarmi.
E resta il ponte di ferro, il simbolo più forte di questo modesto percorso.
A proposito: ho trovato delle belle cancellate saldate per evitare che i miei piedini salissero un’altra volta su quel ponte. Vabbè..
Rispetto a 15 anni fa, che corrisponde più o meno all’ultima volta che ci ho messo piede, a parte il cancello, il resto non è che sia cambiato molto. Solo le tre stazioni hanno una situazione piuttosto gaudente. Nella prima il bar è chiuso, nella seconda non funzionano le biglietterie, nella terza non ci sono i bagni. Qualcuno dovrebbe tagliare il prato. Non guardate me! Così non va bene.