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Non siamo soli

Oggi si cammina. E’ una giornata come le altre, è venerdì; è anche una bella giornata e vale la pena stare lontano dalle tastiere, almeno per qualche ora.

Attraversare piazza San Pietro e guardare la basilica nel momento in cui il cielo si spegne lascia il segno. La piazza con le fontane illuminate, i turisti presi a scattare foto come se non ci fosse un domani. L’immensa costruzione si staglia nella luce.

Si sta andando a prendere il solito treno, quindi piazza, direzione Cavalleggeri, stazione Aurelia. Girato l’angolo c’é la fermata dei bus. In mezzo a tanta gente una persona a terra, sembra abbia dei problemi, degli spasmi lo agitano in tutto il corpo. Un bicchiere vuoto di plastica accanto. La gente passa, qualcuno guarda, qualcuno rallenta.

Sono al telefono, faccio notare la cosa al mio interlocutore che come prima cosa mi dice di girare alla larga. No, si deve capire. Gli giro intorno, non capisco se ha problemi seri o se è semplicemente fatto. Il telefono continua a dirmi di allontanarmi che non sono fatti miei. In questi casi sale il veleno, mando allegramente affanculo e attacco. Mi spiace ma ste cose non le accetto.

Mentre chiudo la telefonata e lascio libera la sony di fare un altro paio di scatti si ferma una coppia che si avvicina. Il tizio si rianima e li prende a male parole. Ok, non ha problemi è solo pesantemente fuori di testa. Problema risolto, ma cerchiamo una divisa, un poliziotto, qualcuno.

Ci sono i vigili nel gabbiotto della piazza; si attraversa la strada per segnalare la cosa. Mostro una delle foto e loro, con un mezzo sorrisetto stanco, mi dicono che purtroppo nonostante le abbiano tentate tutte, quello da li non si muove. E’ un personaggio che ha problemi, pare mentali, seguito da medici e curatori. Lui sta sempre li, sembra mezzo morto, poi di tanto in tanto scatta. Sono già intervenuti poliziotti, carabinieri, marziani, tutti, ma da li non schioda. Anzi, se vede una divisa scatta e si lancia in strada con ulteriori rischi e casini.

Solo se arrivano le ambulanze va tutto più liscio. Lui sale, lo portano in ospedale, lo tengono un po’ li, poi torna e ricomincia la solfa. Non sembrano esserci soluzioni.

Così è la nostra società.

Poi dici che stiamo già con un piede nella fossa.

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E poi?

Numeri impressionanti.

Quelli dei migranti in arrivo da sud e dalla frontiera con l’est.

Numeri fuori scala.

Tutti diretti in Europa. L’Italia è solo un punto di transito. Chi arriva, vivo, ha qualche chance di proseguire verso Nord.

E in mezzo a tanto caos, ecco lo zoo dei politici pronti a partecipare a loro modo allo spettacolo mediatico. Di corsa tutti a pavoneggiarsi in mezzo alla tragedia. Perfino i burocrati Europei di fretta a sbarcare in grande spolvero.

E dopo tanto clamore, di nuovo il silenzio, il sotto le righe.

Ma tutta questa gente che fine fa? Non parliamo di quattro gatti spellacchiati, parliamo di centomila e passa persone solo quest’anno che non è nemmeno ancora finito.

Impossibile tenerli tutti nei vari Hotspot, sono troppi, mangiano, consumano, cagano. Non c’è modo di tenerli assieme. Da qualche parte dovranno pure andare. Il loro sogno è l’europa, la Francia, la Germania. Hanno parenti, famiglia, quella è la loro meta. Solo una piccola parte resta da noi, quella sfigata che non non riesce ad andare avanti o che alla fine della fiera gli conviene restare qua.

FastForward.

Stamattina, Stazione Tiburtina, direzione centro, lungo via Tiburtina, sotto le mura.

Fino a qualche settimana fa, i numeri erano di molto più bassi. Non c’era quello che ho visto stamattina.

Tanti ragazzi accampati alla meno peggio. Chi ancora dormiente, chi si sta lavando, chi ripone la coperta, l’unica in suo possesso, chi si sta lavando i denti, chi ottempera alle proprie necessità dietro un camioncino dell’AMA.

Gruppi che camminano verso il centro.

Dove vanno?

Ma soprattutto: è questa l’accoglienza? Li sbarchiamo, gli diamo una bottiglietta d’acqua e poi via, abbandonati tanto non servono al teatro della grande politica e della TV che ce li ripropina sempre nello stesso modo senza un attimo indagare sul cosa, come , quando, chi, perché….

Sembra non considerarli nemmeno esseri umani. Animali da circo da proporre tra una pubblicità e l’altra. E lo stesso, ho la sensazione, vale per la politica: pura merce tra una nazione e l’altra. Nulla di più.

C’è qualcosa di profondamente malato.