Categorie
Blog

Germogli

Ebbene sì. Pure io ho avuto il dono.

Prima delle piccole escrescenze sulla testa. Delle piccole antenne, sempre in numero dispari, con una specie di piccola pallina all’estremità.

La voce poi è iniziata a cambiare, dapprima stridula poi cavernosa poi di nuovo stridula poi ancora più cavernosa. Impossibile da prevedere: magari mi svegliavo con la voce normale, all’ora di pranzo una specie di oca strozza e alle cinque sembravo un cantante tenore. Non riuscivo mai a capire con che voce sarei apparso da lì a venti minuti.

Via i sapori: prima come la sensazione che mancasse qualche cosa, una spezia, un pizzico in più di sale; poi, dramma, mangiavi un panino al prosciutto ed eri sicuro di aver mangiato un risotto alla pescatora; mettevi in bocca delle cozze marinate ed eri convinto di star mangiando un BigMac. Bevevi birra ed eri convinto di inebriare le papille con del Cabernet d’annata. Gran casino davvero. Ho in frigo due bottiglie di antigelo avanzate.

Il top è arrivato quando gli arti hanno iniziato a mettere su le foglie, nemmeno fossimo in primavera. Dico davvero, foglioline di un bel verde vivace: all’inizio piccole gemme che sembrava uno sfogo, poi via via più grosse fino a trasformarsi in vero e proprio fogliame, non troppo fitto ma decisamente presente. Passavi due ore in giardino e difficilmente ti salvavi da qualche coppia di passerotti felice di aver trovato un bell’albero su cui nidificare.

Dieci giorni così, uscendo di casa il meno possibile per evitare cani pronti ad alzare la zampa o zelanti giardinieri comunali pronti a potare qualsiasi ramo fuori posto. Fortuna che a Roma i giardinieri sono più rari dei biglietti da 100 Euro trovati per strada. Non c’è la facevo più soprattutto dopo che una coppia di pappagallini aveva iniziato a giocare tra le fronde sotto l’ascella sinistra.

Poi, una mattina, al risveglio, fine, tutto tornato normale. Pure i passerotti sconsolati osservavano la sparizione del loro nuovo nido. Tutto tornato normale nel giro di una notte.

E ora scriviamo di questo accadimento per non dimenticare e per essere certi che tra qualche anno il ricordo non si tramuti in follia. Soprattutto se sti pappagallini mi facessero la grazia di smettere che vorrei dormire qualche ora. Questo periodo, per noi, corrisponde al letargo.

Che rottura di balle il Covid.