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Bar Sottocolle

Flash, li chiamerei cosi. Fai un viaggio, nulla di particolare. Un viaggio in luoghi che pero’ conosci bene. Che hai percorso in lungo e in largo quando eri ancora implume. Probabilmente anche da prima.

Niente di particolare, non si va a scalare il K2 che poi in questo periodo non è nemmeno il caso. Si percorre una strada che si conosce da tanti anni e nonostante i cambiamenti mantiene ancora quei segni che non possiamo dimenticare. La firma di un luogo, almeno per la nostra testa.

La statale Flaminia collega Roma con le Marche. Per tanti anni è stata una mia amica, dall’infanzia con il naso attaccato al finestrino ai tempi moderni dove tutto è super veloce. Allora una strada tutta curve e a differenza di oggi, queo 300 chilometri erano un mix di avventura e più spesso mal di macchina con ovvii effetti collaterali.

Di quella strada oggi resta poco. Tra varianti, allargamenti, raddoppi di corsia, ora il godimento del viaggio va cercato. Di quello che era allora, restano ormai solo una quindicina di chilometri tra Foligno e Spoleto.

Se proprio vuoi, devi cercare la strada vecchia per assaggiare nuovamente il trattore che ti viene incontro carico di fieno, il pensionato che lentamente cammina ai bordi fino alla volpe che attraversa la strada senza avvertire.

Un punto mi è rimasto impresso, era tappa fissa prima della tirata finale.

Si tratta di una stazione di servizio con Bar annesso, Località il colle (lo ammetto, sono andata a cercarla su Maps), tra Nocera Umbra e Gualdo Tadino.

Un piccolo Bar, dietro un’alimentari, ora chiusa e in vendita. Il classico Bar per un caffè e poco altro. La stazione di servizio moderna, le pareti verniciate di recente, ma è lui, riconoscibilissimo nonostante il tanto tempo trascorso.

La strada che si percorre è un continuo su e giù che rende il tratto veramente bello soprattutto dopo i voltastomaco tra Foligno e Nocera quando non c’era ancora la strada veloce nata per accorciare i tempi e azzerare la memoria.

Ora se la vuoi percorrere devi uscire dalla strada veloce. Non è più trafficata come una volta. Ma è sempre li con la sua memoria.

Ora si va sempre per due, anzi per uno, di corsa e si perde il senso del viaggio e la memoria di ciò che era.

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Roma: che tristezza

Una città da amare che ha deciso di sprofondare nella sua stessa monnezza.

Sorvoliamo sugli annosi problemi della raccolta dei rifiuti che si trascina da anni, tanti, troppi e che non vede soluzione se non per le mafie e chi ci maneggia quotidianamente. Ogni amministrazione ci ha messo del suo per peggiorare una situazione che sta scendendo sempre più in basso e sempre più nel ridicolo.


In questi giorni si parla tanto di crisi idrica, di siccità e finalmente si guarda ai fiumi asfittici che da anni sono in crisi.

Non si salva Roma, dove una passeggiata (coraggiosa) lungo le malandate banchine del sacro fiume danno la misura di come è ridotto questo corso d’acqua.


Mi raccomando, tappatevi il naso e prima fatevi crescere il pelo sullo stomaco.

https://roma.repubblica.it/cronaca/2022/06/30/foto/tevere_roma_secca_reportage_foto-356033119/1/

Tante volte, parlando con gli amici ho sempre espresso il fatto che il fiume romano è visto più come un fastidio che come una ricchezza. E tutti mi hanno dato dello scemo. Probabilmente è così.
E’ un fiume già nascosto dai muraglioni che lo allontanano dalla gente. Gustare il fiume è piuttosto difficile se poi andiamo a vedere, spesso le banchine sono poco transitabili deposito di rifiuti, abbandoni e senza tetto, pochi gli accessi spesso usati come latrine all’aperto per impellenti necessità fisiche.



Scordatevi la passeggiata serale alla luce dei lampioni sul fiume che ha fatto la storia. Rischiate di essere divorati dai topi che sfacciatamente, spesso, bivaccano a pochi passi da voi. Sotto i baffi sembrano dire: Pensavi che sta via, sto fiume fossero tuoi? scordatelo, E’ tutta roba nostra, dei cugini cinghiali e di tutta la beata flottiglia con o senza piume e/o coda che imperversa. Alla faccia di chi c’ha la residenza!

Al Romano non frega una mazza del Tevere, ammettiamolo serenamente: è solo una discarica a cielo aperto soprattutto gratuita (basta non farsi beccare) dove ogni rifiuto può essere lasciato o lanciato nel caso si debba fare anche sport, tanto non se ne accorgerà mai nessuno.

Già al tempo dei romani era la meta finale della Cloaca Maxima, lo scarico fognario della città. Poi ci hanno pensato i papi, che, con la storia di proteggere Roma dalle alluvioni, hanno costruito dei muraglioni che hanno contribuito a nasconderne il tracciato. Pero’ Roma non si è più allagata, grosso modo. Infine ci hanno pensato le amministrazioni che mai hanno dato il giusto peso a questa risorsa che non può essere cementificata quindi fuori da qualsiasi programma elettorale.

E allora, oggi, con l’acqua ormai agli sgoccioli, riemergono biciclette e monopattini (famoso bene pubblico da condividere e proteggere; per più di qualcuno anche da lanciare), frigoriferi, pneumatici, avanzi di ogni genere che nascosti fino a qualche tempo fa ora mostrano la vergogna di un fiume non voluto. Se aspettiamo ancora qualche giorno, spunteranno fuori anche teschi e femori di qualche passato regolamento di conti.

Saltano ruoi resti di ponti antichi a cui si incagliano tronchi e rifiuti mai rimossi.

Zone dove l’acqua non c’è quasi più le alghe e il verde stanno coprendo le vergogne scoperte.

https://roma.repubblica.it/cronaca/2022/06/30/news/tevere_degrado_rifiuti_palude-356020061/

Infine, un’ultima nota: qualcuno ha detto che l’acqua del fiume è potabile. A parte che c’e’ una bella fogna che scrarica all’altezza di Ponte Sublicio (e non venissero a dire che non se ne sono accorti che la puzza si sente a dovere), basta guardare quello che ci galleggia sopra e il colorito non proprio da acqua di sorgente che qualche dubbio sale velocemente. Molto Velocemente.

https://roma.repubblica.it/cronaca/2022/01/31/news/il_tevere_il_fiume_piu_pulito_del_mondo_-335885853/