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Bastogi Experimental

Certo, unire i termini “Bastogi” ed “Experimental” è un pò azzardato, ma un perché ce lo possiamo mettere.

Partiamo dall’inizio.

Per me, Bastogi è un posto sconosciuto venuto fuori guardando “Come un gatto in tangenziale”. Prima il suo nome era sinonimo di faccia da Uh! Cercando in rete, qualche riferimento si trova, troppo spesso negativo. Una specie quartiere tra i molti cresciuti in mezzo al niente nella campagna romana a favore spesso del palazzinaro di turno. Tanti romani nemmeno sanno dove si trova. Roma ne ha diversi di questi quartieri isola. Scarsi servizi quando non assenti del tutto, una manciata di palazzi, spesso mezzi scalcinati, una mezza farmacia, qualche officina meccanica, un bar, intorno campi più o meno abbandonati, scheletri di auto mezze smontate, un pò di fratte, qualche volte discariche spontanee con di tutto un po’. Al centro qualche palazzone nato come uso ufficio poi decaduto e infine abbandonato. Strade larghe e traffico zero. Progetti faraonici coperti di cadaveri. Solita musica.

Atmosfera da “perche’ sono venuto qui?”.

Se non ci fosse la scritta fatta con la vernice da qualche intrepido, non si capirebbe nemmeno che questo è il posto cercato.

E lo chiamano pure Residence. Semmai, avrei un’altro termine dove il comune manda chi considera peccatori con la scusa dell’emergenza abitativa. Banderuola da usare quando ci sono le votazioni.

Non è il primo quartiere.

Curioso come il solito sorcio, maps alla mano, si parte alla ricerca. Per fortuna che Google sa tutto.

In borsa la mia fida X700 con caricata una chiavica di pellicola, conservata male, scaduta nei primi anni del 2000 – non so se prima o dopo Cristo – produttore Konica, tipo Super Xg 100. Sensibilità, verificata dopo lo sviluppo, nemmeno dimezzata, sotto zero.

Pellicola colore, ma sviluppata in Rodinal, prodotto per il bianco e nero.
30 minuti, rapporto 1:50 (la prossima faccio 60 minuti con la stessa concentrazione).

Risultato: boh. A parte un’immagine abbastanza assente, ho dovuto lavorare in recupero col supporto di Adobe, altrimenti avevamo il niente.

Morale: oddio, a me non dispiace. Il solito sporco che a me gusta assai. Immagine abbastanza leggibile anche se non è il caso di entrare nei dettagli: il mix pellicola stravecchia, stra mal tenuta, sviluppata con qualcosa che non la riguarda è qualcosa di veramente Experimental, se non di esplosivo. Non aiuta nemmeno il fatto che il supporto, con questa tonalità marroncina piuttosto forte riesce a complicare ancora di più le cose.

Ecco, abbiamo unito “Bastogi” ed “Experimental”.

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Parco Divertimenti

trevi, sono le nove. Gia’ tanti turisti ma almeno si riesce a vedere la fontana
Trevi, troppi turisti, non si riesce a vedere la fontana.
roma, Pantheon. Folla di Turisti, quasi non si vede il pavimento.

Arrivi alle 9, ancora riesci a vedere qualcosa.

Due ore dopo non vedi nemmeno dove metti i piedi.

Te fai un giro, mucchi di gente ovunque.

All’ora di pranzo, c’é talmente tanta caciara che la fame ti passa.

Se passi alle 5 di mattina riesci ancora a parlare con l’anima di questa città. Dopo no, l’anima se ne va al mare. Aspetta che le cavallette passino.

Negozi chiusi, solo gelaterie, pizzerie, venditori di cose inutili e robe da mangiare.

La gente è in fila, se gli chiedi che cosa hanno visto, al massimo ti rispondono “la cassa del ristorante”.

Arrivano, si fanno un selfie, mangiano e se ne vanno.

Non è turismo, questo è un mare di cavallette che consumano l’aria stessa che muovono e basta.

Intanto i negozi chiudono e via Nazionale fa Piangere, per non dire tante altre vie.

La gente, quella di Roma scappa, lontano. Qui restano solo i balocchi e gli affittacamere.

Questa è solo un parco divertimenti dove chi ha diritto a viverci viene allontanato anche malamente per lasciare posto solo al guadagno e al consumo. Tutto il resto non ha valore.Le amministrazioni hanno fatto di tutto per promuovere questo approccio favorendo tutto quello che fa male a un ambiente cittadino.

E la gente continua a scappare. I turisti, purtroppo no.

Per me è solo una constatazione per tutte le volte che attraverso questo splendore di città.

Ma non sono il solo, e non da adesso. Anni addietro mi capitò un articolo sulla desertificazione abitativa sostituita da affitta camera e alberghetti trappole per topi e turisti.

Oggi me ne capita un altro che riflette e approfondisce la fuga di chi Roma la abita, o meglio, la vorrebbe abitare e che invece è costretto a fuggire spremuto tra turisti arraffoni e arrivisti che non vedono oltre il loro pisello.