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L’Aquila

2009, una data che difficilmente potrà essere dimenticata.

In questi giorni mi è capitato un podcast che ripercorre la tragedia, le perdite, gli eroi, la vita perduta e la vita riconquistata, ripercorre i momenti che cambiarono il destino di una città fino ad allora viva, vivace, effervescente.

La prima volta che sono tornato all’Aquila fu nel 2014 in occasione di un evento di StreetArt, il ReActo Fest. Una comunità di artisti decise di ridare vita attraverso l’arte alle mura della città. Zed1, Darek Blatta, Pallotta e tanti altri presero in mano pennelli e vernice e via a dipingere.
l’opera che più mi colpì fu quella di Zed1, l’Aquila che risorge nonostante tutto e tutti.

Le zone Rosse, terrificanti, circondavano ogni cosa.
La casa dello studente, terribile, col suo carico di morte e le foto degli studenti attaccate alle reti di protezione con tutto il loro carico di tristezza e disperazione.
Gru ovunque.

Una scritta con vernice rossa sulla vetrina chiusa di un negozio: “Come qualche anno fa!” Il palazzo, di quelli non più agibili, con le finestre aperte come grandi occhi che osservano la tragedia.

La seconda fu in notturna, nel 2018, due anni prima del caos causato dal Covid.

Le zone rosse ancora tante, ma pure tanta vita. Gente allegra accanto a travature di sostegno. Brindisi e impalcature.
La movida e il traffico, nelle zone libere come se mai nulla fosse successo. Ma dietro l’angolo, ancora, palazzi abbandonati, calcinacci, travi, impalcature

La fontana della luce, con i suoi colori calamitava tutto e tutti, un centro di gravità con mille persone intorno, traffico e bicchieri vuoti. Quasi che il terremoto non ci fosse mai stato. Ma bastava girare l’angolo e di nuovo polvere, travi e bandoni di metallo.

E ora veniamo al 2022.

Volevo fare la terza puntata di questa serie. Il primo tentativo non è che sia andato esattamente come speravo: sono rimasto per strada, guasto tecnico alla vettura e relativo rientro in sordina alla magione a suon di mezzi pubblici.

Ma ora ci siamo riusciti.