Mi sa che è ora di partire, ci sta un po’ di nebbia, è freschino, ma non troppo. A noi non ci ferma nessuno.
Pure la prode Nikon, con i segni della battaglia fangosa ancora attaccati addosso. E non si levano.
E ripartiamo sempre in salita, ma si parte bene, in compagnia, nel silenzio dei boschi.
Cammina cammina, via col prossimo appuntamento, pardon Menu’, l’Osteria Bruciata.
La storia narra che in questa osteria si mangiava e si beveva tanto fino a che un frate si accorse che qualcosa non andava e denunciò Oste e famiglia alla locale Gendarmeria che constatati i fatti diede fuoco a tutto e uccisi i malfattori. I signorini derubavano e ammazzavano i viandanti e per disfarsi dei corpi li servivano come libagione ai viandanti successivi. Il frate riconobbe parti di tali vittime e fece finire la storia.
Ma qui la storia si fa interessante. Avevamo già incontrato tre simpatiche fanciulle con un accento tipicamente siciliano del Nord… Soprannominate da loro stesse “Le Tre Valtelline”, hanno camminato con noi per il resto del percorso accettando anche la piccola variante aggiuntiva che ci ha evitato tanto asfalto non decisamente gradito già nella tratta di Monzuno.
Ormai si va di gruppo in gruppo. Ci si conosce, ci si riconosce, si parla, nascono amicizie. La forza di cammini come questi è tutto in queste foto. Si parte in due e si arriva a mucchi, tutti assieme.
Ormai si viaggia a ritmo, il percorso è per lo più in discesa; i monti più alti sono ormai alle spalle ci guardano sornioni.
Il bosco ci circonda, ma stiamo per salutarlo. Tra un po’ si cambia.
Davanti a noi, due scelte: o proseguire verso S.Agata e poi sorbirsi l’asfalto o pigliare la variante (più lunga) verso Bosco ai Frati.
Che domande, via verso nuove strade, fuori dai percorsi comuni. E ne è valsa veramente la pena. Usciti dai boschi, Unicorni felici pronti a salutarci. sullo sfondo, il lago di Bilancino a tenerci compagnia. Destinazione Bosco ai Frati. E col senno di poi, mai scelta è stata più azzeccata.
E le Valtelline hanno dato prova di grande capacità camminatoria…. anche se si è presentato qualche intoppo tecnico.
Ma gli intoppi nulla sono contro il cammino.
Primo assaggio, il piccolo cimitero.
Il gioiello più bello si è rivelato poco dopo.
Benvenuti a Bosco ai Frati, una delle chiese più importanti della comunità francescana. Al suo interno l’ultima cena di Edoardo Rossi, meravigliosa opera composta da formelle di terracotta, il Cristo del Donatello che mai ti aspetteresti di trovare così, in mezzo ai boschi e via continuando di opera in opera, di ambiente in ambiente.
E con un potente mal di piedi siamo giunti a Ponte a Sieve.
I timbri sulla credenziale aumentano e lo spazio utile sta quasi per finire.
Un’ultima chicca: vi dice niente? vi ricorda qualcosa?
Ok, ora si può cenare.
Nota: questo piatto era l’antipasto. Il resto è venuto dopo, ma non ve lo dico. Potreste scomunicarmi!