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Roma

Il profugo

Ad agosto su indicazione di un collega, fotografai l’opera di Jago installata a Ponte Sant’Angelo a Roma.

Una statua distesa sul ponte, di traverso, come a interrompere il flusso di turisti che dall’alba al tramonto passa di la. Sembrava dormisse.

Gente curiosa intenta a fotografarla.

L’opera era già danneggiata, una mano risultava mancante. Qualcuno aveva già iniziato a dare segni di intelligenza (!).

Sono passati due mesi.

del profugo, sono rimaste le ossa.

Non ho visto riscontri sulla stampa, ho provato pure ora che sto scrivendo queste due righe. Non se ne è accorto nessuno, forse.

Intanto non è più nella posizione originale. E’ dall’altra parte del ponte, a pochi metri dall’ingresso di Castel S.Angelo. A guardarla, sembra che sia stata lasciata cadere, le gambe staccate, pezzi sparsi. Sembra il copione del modo in cui ci si rapporta con gli altri in questi anni folli.

Pare che le opere di Jago posizionate in pubblico seguono un destino già scritto. Vedi Napoli e i calci a un’altra sua opera.

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Cammini

Ci risiamo

Madre Natura chiama. Anzi, urla!

Weekend tra i boschi. Il richiamo è irresistibile.

Cambio di metodo: sto giro in totale solitudine, io e Mauro sempre che non ci prendiamo a capocciate contro un albero o uno spigolo.

Zaino pronto, prenotazioni fatte (una in verita’), treni organizzati.

Checklist zaino ok. Va solo chiuso.

Posto un ricordo, forse uno dei momenti che più mi hanno colpito del viaggio a Bologna, il tratto dopo Il passo della Futa. Un momento nel bosco, l’aria ovattata, il silenzio, gli altri più avanti o più indietro, fantasmi. Un momento unico, credo forse il più alto di un viaggio fantastico che vorrei rifare.

Per il momento non dico dove vado. Ne riparliamo al mio ritorno, se torno…..

Una nota sullo zaino:

L’altra volta pesava 14 kg. Sembrava che dentro ci avevo messo un cadavere da lasciare in zone isolate. Questa volta, zaino piccolo, giusto per due cose, voglio muovermi in leggerezza senza morire.