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Genova, San Giorgio

Dopo due giorni di pacchia, un momento di commozione.

Il ponte San Giorgio ha sostituito il Ponte Morandi. Una tragedia annunciata, una pagina nera non solo per la città di Genova ma per tutti gli Italiani capaci di Intendere e di Volere. E chissà se la portata di questo evento ha svegliato un po’ di responsabilità.

Il fiume Polcevera, lontano dai riflettori turistici, tra capannoni e viadotti stradali e ferroviari, un budello sabbioso dove di acqua ne ho vista decisamente poca, è stato il silenzioso testimone della disgrazia.

Ho deciso, proprio l’ultimo giorno di permanenza, di dedicare un momento a questa pagina. Nemmeno il navigatore sapeva come portarmici a forza di avanti, a destra, torna indietro, salta col piede sinistro e poi col destro. Ho perso più tempo per arrivarci che per capire.

Google indica il luogo come “memoriale”. Un ponte pedonale, con un po’ di fiori marci, due bandiere e poco altro. Se non fosse per le immagini viste e riviste, potrei pensare a quel ponte come un semplice passaggio da una parte all’altra del fiume, nulla di più. Quasi che bisognasse nascondere il significato dietro questo crollo. Meno gente vede e ricorda, meno coscienze e cervelli tocca mettere in moto. Fino alla prossima tragedia.

2018, 14 agosto. Sono passati ormai 5 anni. Già sembra tutto dimenticato. Un nuovo ponte, demolite le costruzioni colpite, via tutti i resti del ponte crollato. Non c’é praticamente più nulla.