Arrivi alle 9, ancora riesci a vedere qualcosa.
Due ore dopo non vedi nemmeno dove metti i piedi.
Te fai un giro, mucchi di gente ovunque.
All’ora di pranzo, c’é talmente tanta caciara che la fame ti passa.
Se passi alle 5 di mattina riesci ancora a parlare con l’anima di questa città. Dopo no, l’anima se ne va al mare. Aspetta che le cavallette passino.
Negozi chiusi, solo gelaterie, pizzerie, venditori di cose inutili e robe da mangiare.
La gente è in fila, se gli chiedi che cosa hanno visto, al massimo ti rispondono “la cassa del ristorante”.
Arrivano, si fanno un selfie, mangiano e se ne vanno.
Non è turismo, questo è un mare di cavallette che consumano l’aria stessa che muovono e basta.
Intanto i negozi chiudono e via Nazionale fa Piangere, per non dire tante altre vie.
La gente, quella di Roma scappa, lontano. Qui restano solo i balocchi e gli affittacamere.
Questa è solo un parco divertimenti dove chi ha diritto a viverci viene allontanato anche malamente per lasciare posto solo al guadagno e al consumo. Tutto il resto non ha valore.Le amministrazioni hanno fatto di tutto per promuovere questo approccio favorendo tutto quello che fa male a un ambiente cittadino.
E la gente continua a scappare. I turisti, purtroppo no.Per me è solo una constatazione per tutte le volte che attraverso questo splendore di città.
Ma non sono il solo, e non da adesso. Anni addietro mi capitò un articolo sulla desertificazione abitativa sostituita da affitta camera e alberghetti trappole per topi e turisti.
Oggi me ne capita un altro che riflette e approfondisce la fuga di chi Roma la abita, o meglio, la vorrebbe abitare e che invece è costretto a fuggire spremuto tra turisti arraffoni e arrivisti che non vedono oltre il loro pisello.