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Vdd Stories: da Badolo a Madonna dei Fornelli

Ancora stiamo a rammentare il fango di ieri, che siamo pronti a una delle più belle scoperte di questa settimana.

Oggi tocca a monte Adone, un bellissimo blocco di arenaria che svetta e fa spalancare gli occhi. Pure i polmoni che per arrivarci, tocca fare una di quelle sudate….

Ma partiamo dall’inizio, intanto apriamo gli occhi e questa è la prima cosa che vediamo:

Mica sarò già schiattato? no, manco per niente, siamo tra i boschi a una venticinquina di chilometri da Bologna, al secondo giorno di sudate e così è proprio un bel cominciare.

Primo passo, una buona colazione….

… possiamo partire nuovamente per boschi e montagne. Prossima Tappa in alto.

Facendo incontri interessanti e curiosi

Passiamo alla parte interessante, siamo a Monte Adone, un blocco di arenaria spettacolare. Da solo merita il viaggio.

Monte Adone toglie il fiato, ma il fiato te lo toglie anche il tratto di strada fino a Monzuno, tanto troppo asfalto. Da li fino a un paio di chilometri prima, nemmeno una goccia d’acqua, nemmeno un bar, nemmeno un panino. Ci ha salvati un bar trovato quando il livello di rodimento aveva superato dei livelli incredibili.

La parte interessante riparte dopo Monzuno. Un tratto non particolarmente difficile, ma lungo.

-Alt! chi siete?
-Siamo due che…
-Cosa fate? Cosa portate?
-Niente, roba…
-Sì ma quanti siete?
-Due, siamo io e lui…
-Un fiorino!!
-Si paga?
-Un fiorino!!

Siamo al confine tra il Papato e il Granducato.

Ancora non abbiamo finito di macinare chilometri.

E infine anche questa giornata, dopo chilometri e chilometri, finisce.

Stasera c’è la cena raccontata dalla Elisa.

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Vdd Stories: da Bologna a Badolo

Ti alzi, fai una colazione come si deve e si parte. Energia a 1000, zaino pesanti e tanta voglia di iniziare questa avventura.

Partenza. Pure Pasolini ci guarda ridendo.

Arriva la Bestia: il portico più lungo del mondo, oltre 3 chilometri e settecento metri. 666 arcate e un paio di milioni di imprecazioni a ogni scalino. Inizia ufficialmente questa avventura.

Le scale, maledette. Il porticato sale per tre chilometri e spicci alternando salita a scale. Mettiamo subito alla prova le ginocchia. La quota sale. La temperatura sale: a metà strada iniziano a partire le giacche.

San Luca, il cuore di Bologna. Primo timbro messo e bologna è ormai lontana.

C’e’ chi l’ha definita: Cambogia. Io so solo che il fango me lo sono ritrovato anche nelle mutande, oltre che sugli occhiali e addosso alla macchina fotografica.

Dicevano: Fate attenzione al fango nella zona vicino il Reno. Noi impavidi! Il fango non si evita, si doma.

Ho fatto un solo grande scivolone…. nel fango ci sono finiti gli occhiali e la Nikon che ha retto bene la botta. Il fango è ancora li, attaccato con i denti alla scocca della macchina. Non l’ho levato. La guerriera vuole un ricordo vivo attaccato.

Alla fine della traversata, tutti a culo per aria a cercar di pulire le scarpe nel fiume Reno.

Da qui in poi, le cose si fanno facili, si tratta solo di camminare camminare e camminare, almeno fino all’ultimo tratto in salita, nel fango scivolosissimo, anche troppo.

Ma la fine prima o poi arriva.

Qualcuno ha lasciato una cabina di camion nel bosco, magari potrebbe servire da riparo.

E infine, quando ormai i piedi stavano per chiamare il numero verde per i piedi perseguitati….