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Vedo foto

Vedo foto bellissime. Foto su cui poggiare e lasciare gli occhi.

Ma le vedo senza anima, senza un errore, senza un difetto che dica: io sono diversa, io sono Io. Boh!

Sono tornato all’analogico perché il difetto è esattamente la regola che caratterizza l’immagine. Mi sposto in continuazione di epoca, viaggio in digitale e mi soffermo sulla pellicola, sento il beep e poi il clank!

La foto mi parla, qualche volta urla, qualche volta sussurra.

Scatto per piacere, non cerco l’accettazione altrui, non sarei all’altezza se uso come metro quello che vedo.

Metà dei negativi che ho sviluppato hanno grosse imperfezioni. Qualcuno tra la scadenza superata da troppi anni, la mia incapacità di adeguarmi alla precisione delle regole, un modo di fotografare che viaggia di istinto ignorando regole e tecnicismi.

Ma sono e saranno sempre i miei ricordi messi su plastica.